Questa paciosa signora bionda con la
lunga treccia arrotolata e il vestito tipico del folclore russo, è Nastja, il
mio copriteiera (il maschile le fa arricciare il naso e non le si può dare
torto). Viene da Mosca. Ha ventisette anni e in Italia l’hanno ridotta in alcune
epoche della storia di famiglia al rango di giocattolo e di tiragraffi,
ma lei, consapevole di avere una missione, è riuscita a conservare una propria bellezza,
attraversando a schiena dritta (solo un tantino pencolante all’indietro per
via del sottogonna imbottito che si è po’ schiacciato) quella straordinaria
avventura che è la vita quotidiana. Nonostante le si sia ingrigita la pelle e spelacchiato il naso, il volo della sua sottana rigonfia sa ancora tenere in caldo una teiera, com'era stata
destinata a fare nel tradizionale rito russo del tè. Con la sua compagna di
viaggio, che in questo momento la sta impunemente declassando a misero post di
un blog e che è figlia di un’altra cultura nonché convinta amante del caffè, mantiene un
rapporto solido e cordiale, fondato sull'assioma che gli usi e i
costumi degli altri non sono né migliori né peggiori ma solo diversi.