lunedì 28 ottobre 2013

Un intruso in un blog di parole: un sentimento personale.

E' molto bello quando mio padre, che ha perso quasi tutta la sua memoria, mi guarda, mi riconosce ancora e mi dice ciao, e poi dice il mio nome di battesimo.
E' una grande fortuna.
Può anche darsi che c'entri con il blog: la traduzione in parole di un sentimento, la poesia della sintesi.

sabato 26 ottobre 2013

Dal baule della nonna: racconto a episodi stile torta da credenza. VI


VI 

Primo ai miei occhi di ragazzina sospirosa e indaffarata era un vero adone, nonostante la goffaggine dell'età, i modi bruschi dell'ignoranza, la convinzione che essere un maschio gli avrebbe portato una gran fortuna. E non mi considerava. Ero la sorella più grande, la più sapiente e responsabile. Inoltre, mi stavo avvicinando pericolosamente a quella che allora si riteneva l’età da marito. Età desiderata e funesta a giudicare dalle gobbe delle contadine con i pargoli in spalla. Giulia era la sua ideale compagna di giochi, quella con cui spariva a fare il bagno al fiume; a lei erano riservati i suoi dispetti migliori: il solletico sotto le ascelle, gli strattoni ai capelli nel tragitto casa scuola, gli sgambetti sul sagrato della chiesa. Lei era svagata e canterina. Lui scatenato e giocoso. Io smorfiosetta e pensosa. Mi convinsi dunque che partivo sconfitta. A diciassette anni era già troppo tardi per accorgermi che l’allegria è una benedizione. La  mia vitalità era crepuscolare. Soffrii dunque di gelosia in silenzio, affezionata com’ero ai miei consanguinei, persuasa che non ci dovevo pensare più.

sabato 19 ottobre 2013

Quei che ingrato mi lascia, cerco amante...



Una versione italiana di Al que ingrato me deja, busco amante di Sor Juana Inés de la Cruz, con l'originale.

Quei che ingrato mi lascia, cerco amante;
quei che  amante mi segue, lascio ingrata;
costante adoro ch’il mio amor maltratta;
maltratto ch’il mio amor cerca costante.
Quei che tratto d’amore, mi è diamante,
e son diamante a chi d’amor mi tratta;
trionfante voglio veder quei che m’ammazza
e ammazzo chi mi vuol veder trionfante.
S’egli ripago, patisce il mio desio;
se quello prego, svilisco il mio capriccio:
in ambo i modi è mesto il viver mio.
Eppure io con miglior occhio veggio 
di chi non amo, esser preda dell’estro,
che di chi non mi ama, vile ostaggio.
                   Traduzione di Silvia Sichel


Al que ingrato me deja, busco amante;
al que amante me sigue, dejo ingrata;
constante adoro a quien mi amor maltrata;
maltrato a quien mi amor busca constante.
Al que trato de amor hallo diamante; 
y soy diamante al que de amor me trata;
triunfante quiero ver al que me mata
y mato a quien me quiere ver triunfante.
Si a éste pago, padece mi deseo:
si ruego aquél, mi pundonor enojo: 
de entrambos modos infeliz me veo.
Pero yo por mejor partido escojo
de quien no quiero, ser violento empleo,
que de quien no me quiere, vil despojo
                 Sor Juana Inés de la Cruz

sabato 12 ottobre 2013

Omaggio a Verdi

Teatro Regio - Parma
Riccardo Chailly e la Filarmonica della Scala
Palco IV ordine
Lunedì 30 settembre 2013
In attesa del concerto...

venerdì 11 ottobre 2013

Dal baule della nonna: racconto a episodi stile torta da credenza. V


V
Delle creazioni culinarie di Milù non eravamo noi figli i destinatari. ma grazie alla fatica di Tino e alle teglie della mamma, la tavola almeno una volta al giorno veniva imbandita. Le scarpe non ci mancarono mai, però crescemmo sottili. E non ci assomigliavamo. I maschi avevano il fisico compatto e i colori pallidi del benefattore, le ragazze le tinte calde e miste della coppia alfa. Ma ci volevamo bene. E tanto. Perché gli opposti si attirano come un magnete. E a volte sono molto difficili da separare.

Ogni famiglia, felice o infelice, ha un mistero che la rende diversa dalle altre. La nostra ne ebbe più d’uno, ma il primo che scoprii, ormai adolescente, mi fece capire quanto sia difficile decidere se è contronatura una cosa che avviene in natura. Perché l’amore tra Primo e Giulia sbocciò nella maniera più consueta e io, che li osservavo di nascosto, non  trovavo niente da obiettare. Finché  non gli sai dare un nome, un atto non lo trovi scandaloso. Un raro caso in cui la povertà di parole non è una grande carenza. Esiste una sapienza intuitiva, ed è profonda, l’ho imparato sulla mia pelle.  Mi ci vollero ancora parecchi anni e frequentazioni per apprendere che l’intenso scambio carnale e sudaticcio che condividevano i miei fratelli si chiamava incesto. Io lo presi, allora, per un invidiabile modo di fare conoscenza, in nulla distinto da quello che aveva portato al mio concepimento e che non comportava nemmeno il rischio di affidarsi a braccia sconosciute.

martedì 8 ottobre 2013

Menù "à la carte" del tipografo (o di come si può impazzire passando un'estate a tradurre un bel libro di cucina).



Non me ne frega molto dei tortelli.
Mi piacciono, ma come il borš, 
il tonno e il fegato impanato.
So riconoscere un ristorante buono da uno scarso
un vino meritevole per averlo spesso e con  gioia degustato.




Mi piace la cucina saporita, poco la pizza (che mi annoia come tutti i carboidrati), ma siccome si mangia in compagnia, ben venga la pizza (o una frittura di paranza).
Apprezzo il cous cous per i suoi profumi, l'insalata e la birra artigianale.
Se ho pochi soldi mi compro un bel panino col salame. L’aragosta la mangio al cafè Balear di Minorca. Ordino, a volte, vegetariano, cinese, giapponese, ma adoro los callos a la madrileña e il bollito all’italiana, i piedi, il muso e il resto del maiale.
Al mare prendo pesce, posso fare a meno del dessert, i dolci non sono una passione, a parte il cioccolato: quando mi sento giù di morale, sono certa che non mi farà male.
Non vivo invece senza il caffè. La moka in viaggio fa parte del bagaglio. Però bevo anche ouzo, porto, un bicchiere di rioja: la sangria, devo dire, la trovo poca cosa.
Se in casa non c’è altro, apro un sacchetto di cibo surgelato perché è pratico e non mi ha finora avvelenato.
Non mi piace cucinare: della roba da mangiare mi garba soprattutto l'aspetto meravigliosamente conviviale.
Del resto, in questo mondo ormai globalizzato,  ho lo stomaco più moderno del creato