venerdì 11 ottobre 2013

Dal baule della nonna: racconto a episodi stile torta da credenza. V


V
Delle creazioni culinarie di Milù non eravamo noi figli i destinatari. ma grazie alla fatica di Tino e alle teglie della mamma, la tavola almeno una volta al giorno veniva imbandita. Le scarpe non ci mancarono mai, però crescemmo sottili. E non ci assomigliavamo. I maschi avevano il fisico compatto e i colori pallidi del benefattore, le ragazze le tinte calde e miste della coppia alfa. Ma ci volevamo bene. E tanto. Perché gli opposti si attirano come un magnete. E a volte sono molto difficili da separare.

Ogni famiglia, felice o infelice, ha un mistero che la rende diversa dalle altre. La nostra ne ebbe più d’uno, ma il primo che scoprii, ormai adolescente, mi fece capire quanto sia difficile decidere se è contronatura una cosa che avviene in natura. Perché l’amore tra Primo e Giulia sbocciò nella maniera più consueta e io, che li osservavo di nascosto, non  trovavo niente da obiettare. Finché  non gli sai dare un nome, un atto non lo trovi scandaloso. Un raro caso in cui la povertà di parole non è una grande carenza. Esiste una sapienza intuitiva, ed è profonda, l’ho imparato sulla mia pelle.  Mi ci vollero ancora parecchi anni e frequentazioni per apprendere che l’intenso scambio carnale e sudaticcio che condividevano i miei fratelli si chiamava incesto. Io lo presi, allora, per un invidiabile modo di fare conoscenza, in nulla distinto da quello che aveva portato al mio concepimento e che non comportava nemmeno il rischio di affidarsi a braccia sconosciute.

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