V
Delle creazioni culinarie di Milù non eravamo noi figli i
destinatari. ma grazie alla fatica di
Tino e alle teglie della mamma, la tavola almeno una volta al giorno veniva
imbandita. Le scarpe non ci mancarono mai, però crescemmo sottili. E non ci
assomigliavamo. I maschi avevano il fisico compatto e i colori pallidi del
benefattore, le ragazze le tinte calde e miste della coppia alfa. Ma ci
volevamo bene. E tanto. Perché gli opposti si attirano come un magnete. E a
volte sono molto difficili da separare.
Ogni famiglia, felice o infelice, ha un mistero che la rende
diversa dalle altre. La nostra ne ebbe più d’uno, ma il primo che scoprii,
ormai adolescente, mi fece capire quanto sia difficile decidere se è
contronatura una cosa che avviene in natura. Perché l’amore tra Primo e Giulia
sbocciò nella maniera più consueta e io, che li osservavo di nascosto, non trovavo niente da obiettare. Finché non gli sai dare un nome, un atto non lo
trovi scandaloso. Un raro caso in cui la povertà di parole non è una grande
carenza. Esiste una sapienza intuitiva, ed è profonda, l’ho imparato sulla mia
pelle. Mi ci vollero ancora parecchi
anni e frequentazioni per apprendere che l’intenso scambio carnale e sudaticcio
che condividevano i miei fratelli si chiamava incesto. Io lo presi, allora, per
un invidiabile modo di fare conoscenza, in nulla distinto da quello che aveva
portato al mio concepimento e che non comportava nemmeno il rischio di
affidarsi a braccia sconosciute.
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