domenica 23 novembre 2014

Provare pena

Quando vado al cinema e vedo un film che mi piace, porto sempre a casa qualcosa. Una sensazione, un dejà vu, un sorriso, una lacrima all'angolo dell'occhio, un'idea, una voglia, un colore, una nuova energia, a volte anche la convinzione che tutto sia possibile.  Dal bel film di Ermanno Olmi porto via un intenso sentimento di pena.  Dopo aver visto decine di capolavori in cui la guerra suscitava orrore e raccapriccio, ieri sera davanti allo schermo di un piccolo cinema del centro mi sono perfettamente immedesimata nei soldati raggelati dentro un buco, nei loro panni inadeguati, nell'attesa di una lettera, nella consolazione di un topolino che rosicchia una pallina di pane, nella magia di un larice senza foglie che brilla come oro, nella bellezza di una volpe, nella paura impotente e nell'ingiustizia di non avere scelta. Noi, italiani radicati nel territorio, veniamo da lì.  Poveri soldatini, poveri esseri umani.
torneranno i prati è scritto in minuscolo, parla di un episodio minimo, una sola ora della vita  di un manipolo di uomini, e forse non è un film perfetto, ma è grandissimo, pieno di una poesia dolente, con una fotografia impeccabile, meravigliosa.
Allora, da Straduttore, rilancio l'espressione «provare pena» nel senso di mettersi nei panni degli altri e di lasciarsi andare ogni tanto alla retorica di essere umani, recuperando la memoria.
Allego anche un consiglio, una lettura, un libro che ho tradotto anni fa, e  non so se in italiano si trova ancora, ma in spagnolo senz'altro sì. Si intitola L’Ombra dell'aquila (La sombra del águila) è di Arturo Pérez Reverte. Altri dolori, altri ghiacci, le stesse assurdità. Lì affrontate con una qualche ironia. L'ironia involontaria e feroce della Storia.

mercoledì 19 novembre 2014

Una questione di principio che condivido pienamente.

Riporto  qui sotto il testo della petizione di Biblit. A questo link si può firmare.
Petizione

Spett. Più Libri Più Liberi,
nel 2002, abbiamo salutato la prima edizione di Più Libri Più Liberi come una preziosa opportunità di confronto tra professionisti dell’editoria e lettori e un importante segnale di attenzione nei confronti di un settore vivace, ma non sempre adeguatamente considerato, come quello della piccola e media editoria.

Nel corso degli anni abbiamo assistito al passaggio in fiera di tanti autori — scrittori, traduttori, illustratori — e ascoltato con interesse la loro voce, uscendone ogni volta umanamente arricchiti e convinti che la buona editoria si fondi sul dialogo e sulla capacità di valorizzare non solo la creatività, ma anche la professionalità e l’esperienza, di quanti mettono con passione la propria opera al servizio della conoscenza.

È con vivo sconcerto, dunque, che abbiamo appreso la decisione dell’organizzazione di Più Libri Più Liberi di escludere quest’anno gli autori dalle categorie di visitatori professionali aventi diritto all’accredito, prevedendo come figure professionali solo editori non espositori, librai, bibliotecari, distributori/promotori, insegnanti e agenti librari.

Non conosciamo le motivazioni di tale scelta, ma se essa è stata dettata dall’esigenza di ridurre i costi di gestione, quanto mai comprensibile e diffusa nell’attuale temperie economica, riteniamo che vi fossero altre soluzioni praticabili quale, ad esempio, garantire a tutte le categorie professionali un ingresso a prezzo ridotto, anziché gratuito, come d’altronde avviene nelle principali fiere editoriali italiane.

Se si considera, poi, che per godere dell’ingresso a prezzo ridotto a Più Libri Più Liberi è sufficiente essere in possesso di un biglietto dell’autobus timbrato in giornata, la scelta di escludere gli autori appare ancora più umiliante e ingiusta.

Vi chiediamo, pertanto, di tornare sulla vostra decisione e di inserire a pieno titolo gli autori tra le categorie aventi diritto all’accredito.

Una fiera editoriale che non riconosce il ruolo di chi i libri li scrive, li traduce, li illustra rinuncia alla sua ragione di esistere.
Biblit, network per traduttori letterari