Che difficile tradurre la letteratura per ragazzi (cioè per tutti noi ragazzi più o meno cresciuti). Nel
Bosco dei sogni di Antonio R. Almod
óvar, il Cavaliere Indifferente gioca alle Tre sdrucciole multiple e ritmicamente rimate con un giovane principe seduttore. E il traduttore, dizionario alla mano, si mette di buona lena a cercare le parole sdrucciole ma anche rimate (olo, ido, ico...) per non dover cedere la propria anima al diavolo.
«Perfetto. Io dico una sdrucciola
trisillabica e tu rispondi con altre due, con le stesse vocali o perlomeno che
ne riprendano due nella prima e nella terza sillaba. Ci sei? Per esempio: se io
avessi detto solamente “pargolo”, tu avresti potuto rispondere “pallido” o
“scapolo”. Hai capito?»
«Credo di sì. Ma cosa vinco se
vinco?» domandò il principe in un tentativo di pleonasmo, a mo’ di riscaldamento.
«Oh, non è un granché» meditò il
retore: «“Cosa vinco se vinco?”… ma non sei privo di qualità. Mettiamo… che
anche se vinci non convinto di vincere, vincerai ciò cha avresti perduto
perdutamente: la tua anima!»
«Ma se un momento fa hai detto che
di quella pallida lucciola squallida te ne infischiavi…»
«Be’, ma è pur sempre qualcosa.
Comunque, facciamo così: diciamo allora che se perdi tre volte, me la tengo
comunque. Sei d’accordo? Sì o sì?» L’altro non poté far altro che accettare
controvoglia una alternativa tanto assurda. «Anzi, aggiungerò qualcos’altro. Se
tu mi batti una sola volta, il gioco finisce.» Juan sembrò più sollevato.
«Benissimo. Allora, ecco la seconda: Magico.»
Juan ci pensò su e disse:
Cavolo…
Valido!»
«Bene, bene…»
«Ora tocca a me…» si entusiasmò il
mio principe. «Metodo!»
«Oh, troppo facile: Reprobo, Medico!
Sta a me: Arido!»
«Ehm…» esitò pericolosamente lo sfidato: «Valido,
Pallido!»
«Non vale. “Pallido” è già stato detto. Perdi. Ancora io: Fulgido!»
«Fulgido? Rustico, Putrido! E io dico: Algido!»
«
Basico,
Rapido!»
Mio padre rispondeva sempre velocemente. «Aspetta:
Ludico!»
«Uhm…Infulo, Pubico!»
«Da dove hai tirato fuori quella parolina? “Infulo” non
esiste. E perdi la seconda volta. Attenzione adesso: Regolo.»
«Reprobo, Perfido! Sta a me: Succubo.»
«Non esiste.»
«Sì, invece!» protestò Juan.
«No!»
«Controlla nel Libro di Ermes!»
«Non gridare!» sbraitò allora
Satanasso. Un silenzio minaccioso calò tra loro. Il mio principe non osava
nemmeno alzare la testa, tuttavia non si scusò. Alla fine, l’altro riprese:
«Credi che io sia uno stupido, rigido, stolido? Tu vuoi solo vedere quel libro, per cercare di rubarmelo!»
«Io dico solo che quella parola
esiste» ribatté ancora Juan, benché in tono più tranquillo. «In realtà, tu non
vuoi che esista, proprio per via del suo significato» azzardò di nuovo lo
sfidato.
«Cosa? Cosa diavolo significa “succubo”?»
«Proprio questo: diavolo.
Cercalo.»