domenica 4 ottobre 2015

Bruciori di stomaco

Leggo di notte. O d'estate quando sono su un'isola. Per il resto dell'anno traduco (e quindi leggo con un'ottica speciale), revisiono (e quindi scandaglio le parole) e insegno (e quindi leggo per preparare le lezioni). Leggo durante il giorno per mestiere. Di notte invece cerco di spuntare qualche titolo dal lungo elenco di libri che desidero leggere. 
   A Madrid ho comprato En la orilla, di Rafael Chirbes (che è venuto a mancare da poco). Colpevolmente non avevo mai letto niente di suo e se non l'avessi mai fatto sarebbe stato un enorme peccato. Già dopo poche pagine ci si accorge che questa è la prosa di chi sa maneggiare con grande maestria la lingua e la materia che tratta.
   En la orilla è uno di quei romanzi che mi sprofonda nel pantano vischioso (e in un pantano prende l'abbrivio la trama) dei rapporti umani, della pochezza, delle illusioni tradite, del rancore che scalza la tenerezza. Comincia con dei poveri resti ritrovati da due poveri cani a cui è toccato un gramo destino e dall'altrettanto povero Ahmed Ouallahi, che ha perso il lavoro e si guadagna la cena pescando. E poi ritorna sui propri passi e comincia la storia di Esteban. E mentre la leggi, continua a trapanarti la testa il tarlo del dubbio: a chi appartenevano le membra putrescenti...  e quei cani da dove provengono... Insomma, ti chiedi a cosa si riduca a volte una vita che di cose era piena, ma di chi è il cadavere continui a non saperlo.
  Libro che prende allo stomaco, come quelli di Simenon, come certi romanzi di Balzac o di Steinbeck, come Saltykov-Ščedrin... Mischio a casaccio autori assai diversi, ma il tema è sempre quello inesauribile della commedia umana, della tragedia umana. La realtà. Rispetto a quando li leggevo a vent'anni, adesso mi fanno un po' più male.
   Resta il fatto che questo è uno dei migliori romanzi spagnoli che ho letto negli ultimi anni (che è un po' come dire che ho scoperto l'acqua calda).


*  En la orilla, Rafael Chirbes, Anagrama 2013. In italiano: Sulla sponda, Feltrinelli 2014, traduzione di  Pino Cacucci.