domenica 12 luglio 2015

Η Ελλάδα




Quando più di trent'anni fa m'iscrissi al corso di laurea in lingue e scelsi  di studiare mondi diversissimi tra loro, come lo sono il russo, lo spagnolo e il greco moderno (considero le lingue mondi), in tanti mi dissero che non sarei riuscita a lavorare. Il russo allora era sigillato dietro la cortina di ferro dell'Unione Sovietica, lo spagnolo era reduce degli anni tenebrosi del franchismo e il greco era quel che è: una lingua parlata da una manciata di persone. 
Le infauste predizioni si sono rivelate sbagliate. Il russo è stato per me la lingua dell'interpretariato  e lo spagnolo quella dell'editoria. Entrambe le ho insegnate, e le culture di cui queste lingue sono il vettore le ho sempre studiate e aggiornate. Amo visceralmente la letteratura russa e la seguo con passione.  Negli ultimi anni ho frequentato quotidianamente lo spagnolo, Ho ancora parecchi progetti da sviluppare insieme a queste due signore. E se un giorno non ne avrò più, allora mi potrò dire ineluttabilmente vecchia.
Il greco moderno, invece,  l'ho perso per strada. Al terzo anno di università dovetti decidere se passare un anno a Mosca o un anno a Salonicco. Decisi per la Russia. Però non l'ho dimenticato del tutto e ho in mente di riprenderlo appena troverò un piccolo spazio temporale in cui infilarlo. 
Non l'ho dimenticato soprattutto perché ho studiato al liceo il greco antico e quel greco antico mi ha trasmesso la passione per le etimologie, il gusto di andare alle radici delle parole. Ho imparato nel corso della mia vita lavorativa che è un patrimonio inestimabile. Così importante per studiare il russo. Così importante per le lingue neolatine.
In realtà è grazie al greco antico che ho scelto di studiare lingue. È per il fatto di aver tradotto (molto malamente)  latino e greco al liceo che ho sempre considerato la traduzione una delle tante attività quotidiane.
Per questo io tifo per la Grecia, in maniera ingenua e facilona, se vogliamo. Sono, con parola radicalmente greca, candidamente filoellenica. Per ragioni culturali e sentimentali. Quelle ragioni culturali e sentimentali che come cittadini d'Europa difficilmente riusciremo a coltivare. Quelle ragioni che, essendo del cuore, grondano retorica. Ma perché no?, mi dico. L’amore, ogni tanto, bisogna pure dichiararlo.