domenica 22 dicembre 2013

Auguri e violini

Tra le copertine dei libri che ho tradotto, una di quelle che preferisco  è firmata da Guido Scarabottolo per Guanda. Si tratta della copertina di La stella del mattino, di André Schwarz-Bart (una delle mie rare traduzioni dal francese). Il libro è uscito postumo, curato con amore dalla moglie, e dice tanto del dolore di chi ha vissuto nel ghetto di Varsavia e molte altre cose sul dolore. Consiglierei a tutti  la lettura del magico primo capitolo.
Immagino che l'autore della copertina sia partito dall'epigrafe di André Schwarz-Bart stesso: "Si diceva che i violini avessero ali invisibili. E comunque tutti gli angeli del cielo suonavano il violino, non c'erano dubbi al riguardo". Suppongo che poi gli sia venuto in mente un altro artista ebreo, magnifico pittore di visioni, quel Marc Chagall di Vitebsk, villaggio allora sperduto nel grande impero russo.
Poiché le cose che tanto amiamo sono spesso legate a un bel ricordo, Marc Chagall mi riporta alla memoria la lunga fila che feci a poco più di vent'anni, studentessa di russo, per vedere  la prima mostra che gli dedicarono a Mosca, ai tempi dell'Unione sovietica. Gelando per ore esposta al vento dell'autunno moscovita, in piedi con un libro in mano. Sembrano passati secoli. Non sono passati neanche tre decenni, ma il nuovo millennio va molto di fretta.
Così, saltellando impudentemente da Varsavia a Vitebsk, da Chagall a Scarabottolo, da un libro, a un quadro, a un violino, a una copertina, giacché  la geografia dell'arte passa attraverso esperienze e luoghi molti diversi  tra loro, metto  insieme un viatico per la fine dell'anno.
Il mio augurio per queste feste di Natale è che tutti, nei momenti di dolore o sperdimento, trovino un violino a cui aggrapparsi per sollevarsi da terra.

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