lunedì 16 dicembre 2013

Dal baule della nonna: racconto a episodi stile torta da credenza. IX

IX.

Mi mancarono molte cose nella mia nuova vita. Ma non quelle che mi sarei aspettata. Perché, più che per  le persone, mi struggevo per gli oggetti, le situazioni. La città non mi piacque granché. Quello che mi era sembrato grande, ora era piccolo in confronto a quanto avevo perduto. La stanza da letto condivisa, ad esempio. Nel grande lettone dormivamo in tre. Il materasso era gelido e ci scaldavamo strofinandoci i piedi. Il calore del prete sotto le coperte durava poco e non bastava per tutte le sorelle. L’odore della brace ci rimaneva addosso come una fragranza casereccia. Come fossimo fatte di pane. Era allora, prima di cedere al sonno, che ci facevamo le confidenze più intime. Si riducevano a poco, vista la nostra ingenuità, che non vuol dire, come ho scoperto in seguito, non assaporare  le cose della natura. Era il modo di affrontarla, specchiato come la superficie di un lago. La fiducia che la vita non ci avrebbe tradite mai, offrendoci un marito amato, dei pargoli sani e ben pasciuti. Qualche abito da sfoggiare la domenica e ai pranzi delle feste. A nessuna  di noi andò esattamente così. E in fondo fu una fortuna. La terra ci offriva le sue sfaccettature, la sua superficie sbalzata, il suo paesaggio variegato.

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