mercoledì 11 settembre 2013

Sconfinamenti romanzi.


Clara Usón e Silvia traduttrice in posa per Daniel Mordzinski



Al festival di Mantova parlo con la scrittrice Clara Usón, che  mi racconta come in Germania si dia poco credito a una narratrice spagnola che scrive  un libro sul conflitto straziante dell'ex Jugoslavia. Un po' come se uno scrittore anglofono potesse occuparsi di tutto, mentre una rappresentante dei popoli neolatini dovesse per forza fare i conti con il pregiudizio.
È sempre difficile spezzare gli schemi mentali. Quando ho tradotto il Viaggiatore del secolo, ci ho messo un po' ad abituarmi all'ambientazione del romanzo. Neuman è argentino e vive a Granada, ma la storia si svolgeva a Wandernburgo, una città di fantasia, situata approssimativamente tra Sassonia e Prussia. Nella stessa trappola ricordo che era caduta anche la brava redattrice che seguiva il libro. "Perché le strade non le lasciamo calle come si fa sempre?", mi chiese. Be', perché difficilmente in un paese dove si parla tedesco le strade si chiamano calle. Le chiamava calle, avenida, paseo l'autore spagnolo e noi dovevamo tradurle strade, vie, viali, corsi.
A me piace molto questa idea che uno scrittore sconfini dal suo territorio e vada a inseguire altre storie, si interessi di altri paesi, si assuma il rischio di cadere in imprecisioni. Senza curiosità finiamo intrappolati nelle quattro pareti delle nostre case, nel giardinetto del quartiere, dentro le frontiere, alla lunga claustrofobiche, del paese in cui viviamo, incapaci di interpretare il mondo che sta fuori.
Mai come in questo caso “passare il limite” significa superarlo.


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