Seguo un corso d'aggiornamento a Barcellona. L'insegnante è di Siviglia.
I catalani, per molti versi le piacciono. Ad esempio, per il rifiuto di
certi simboli retrivi che contribuiscono a rafforzare i luoghi comuni sulla
Spagna, e per ciò che i catalani hanno rappresentato durante il
franchismo: un'opposizione dura contro il caudillo, impegnato a soffocare quella
regione in cui si parlava un'altra lingua. Non le piacciono, però, le rivendicazioni
indipendentistiche catalane. Mi dichiaro d'accordo con lei.
Poi vado a nuotare alle piscine Picornell. Nel punto vendita vedo un due
pezzi olimpionico. È grigio con le spalline giallo fluo, sulla mutanda ha una
banda a strisce rosse e gialle. È la bandiera catalana. E perché non venga
confusa con altre bandiere simili, sul seno e sui glutei c'è scritto Catalunya.
Mi piace: è allegro e molto comodo per nuotare. In barba a ogni dichiarazione
precedente, me lo compro ed entro in vasca. Fingo di credere, per giustificare
l'acquisto, che, al di là di ogni considerazione ideologica, sarà la bellezza
(la frivolezza) a salvare il mondo. O il mondo a salvare la bellezza. Anche
quella in minore di un costume colorato.
Ed è a quel punto che dall'acqua emerge il fantasma di Fëdor Michajlovič,
afferra una tavoletta per le gambe, e me la dà BEN BENE in testa.
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