giovedì 5 settembre 2013

Dal baule della nonna: racconto a episodi stile torta da credenza. II



Tino aveva diciott’anni, governava le bestie, le amava. Il padrone lo pagava poco ma non lo trattava male. Per le feste gli regalava un sacco di farina gialla, da polenta. Stava insieme alla famiglia in una cascina vecchia, di quelle dove ancora esisteva il pozzo del taglio, che tanto terrorizzò le mie notti di bambina. Si diceva che nelle cantine vi fosse una cavità profonda con le pareti irte di lame dove veniva scagliata la servitù ribelle. Anche per questo, per un certo lasso di tempo, sono stata una persona remissiva. Tino raggiungeva il lavoro passando per il paese, dalla casa accanto alla parrocchia, con tre scalini all’ingresso e una grande cucina di mattonelle rosse. Ci viveva, insieme al padre, a una donna stanca e a una frotta di fratellini, la più bella bruna che avesse mai visto. Lei, che cominciava a perdere la vista, lo fissava per metterlo a fuoco, e quello sguardo intenso gli infiammò il cuore.

La mamma passava le sue giornate a rassettare, cucinava meravigliosamente. Con l’ingrediente saporito della fantasia stufava stracotti, impastava gnocchetti, tirava la pasta più soda del paese. Rammendava camicie, faceva la calza, chiacchierava con le amiche. Sognava, naturalmente. Era un’adolescente, ma all’epoca non lo sapeva. Il ragazzone che passava per il cortile calzava scarpe con rinforzi in ferro per non consumare le suole, e sui ciottoli suonava una musica che le trillava dentro.

Per farla breve, ogni cascina ha una stalla, e ogni stalla un fienile. Nella spaziosa barchessa del padrone persero entrambi la verginità. Accadde in una sera calda di luglio, che non faceva ancora buio. Tino scese la scala a pioli con la faccia tutta rossa, la mamma con qualche spiga nei capelli.
Divenne il loro segreto, ripetuto con affanno appena la tirannia del tempo e degli impegni concedeva una tregua sparuta. Ma lo rimase per poco. Fino a quando la mamma non mostrò una piccola pancia tonda.

E fu così che io divenni la figlia dell’amore, e la mamma una pietra dello scandalo.

Nessun commento:

Posta un commento