venerdì 4 ottobre 2013

Undicesima giornata: in cui si discetta di Boccaccio, mortadella, ombrelli e mezz'età.

Traduco un saggio. Il saggio è pieno di citazioni. Le citazioni comportano una seduta in biblioteca. È una nitida giornata di primavera di qualche anno fa, uno di quei giorni in cui mi sembra di vivere in una ridente cittadina e di essere in sintonia con le cose. Raggiungo dunque la biblioteca per consultare Il significato dell’amore, di Vladimir Sergeevič Solov’ëv. La biblioteca, purtroppo,  è chiusa alcune ore per inventario. Poco distante c'è una libreria fornita, che mi piace. Se lo trovo, penso, me lo compro. E poi lo metto in bella mostra sullo scaffale a fianco della traduzione russa di Boccaccio per far sfoggio di una cultura che sono ben lontana dall’avere. La traduzione russa di Boccaccio è in una bellissima edizione in due volumi, ogni tanto la sfoglio, leggo il nome della traduttrice e mi dico che è un'eroina del lavoro.
Mi dirigo in libreria. Ci trovo un simpatico giovane.  È il commesso e sta mangiando un panino alla mortadella mentre chiacchiera con un amico. Disturbo il suo pranzo per chiedere il libro.  Si scrolla le briciole dalla maglietta e con piglio sicuro mi dice che gli sembra ne sia rimasta qualche copia (lo conosce!, lo ammiro), si alza e si perde tra gli scaffali per due secondi. Io (benché amante della mortadella), faccio in tempo a pensare: speriamo che non tocchi con le mani bisunte il mio esemplare. Lui torna e dichiara che aggiungerà anche la mia alle altre venti copie già in ordine. Strabuzzo gli occhi: caspita, ho sottovalutato la gente di provincia. Salta fuori che sono uno dei rari individui che non ha ancora letto Il significato dell’amore di Solov’ëv.
Poi, vedendo che non si appunta niente, mi sorge il dubbio: mi ha presa per una signora in attesa dell'ultimo best seller  che parla in qualche modo dell’amore? Non mi ha nemmeno ascoltata. Non so perché (luoghi comuni, credo) mi sento irrimediabilmente di mezz’età.
Guardo il suo fetente panino e, per scaricare la rabbia, lo uso mentalmente come un ombrello di Altan. Il sole finisce dietro una nube, c'è afa. Uscendo sbatto contro un passante con la faccia corrucciata. L’equilibro tra me e il mondo si è leggermente incrinato.
Per consolarmi penso che ho pur sempre la traduzione russa di Boccaccio.  Per oggi, me lo faccio bastare. Compro un gelato, mi siedo sui gradini e aspetto che la biblioteca riapra.

p.s.: la traduzione della mia edizione russa di Boccaccio è di Nina Ljubimova

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