Traduco un saggio. Il saggio è pieno di citazioni. Le citazioni comportano una
seduta in biblioteca. È una nitida giornata di primavera di qualche anno fa, uno
di quei giorni in cui mi sembra di vivere in una ridente cittadina e di essere
in sintonia con le cose. Raggiungo dunque la biblioteca per consultare Il significato dell’amore, di Vladimir
Sergeevič Solov’ëv. La biblioteca, purtroppo, è chiusa alcune ore per inventario. Poco
distante c'è una libreria fornita, che mi piace. Se lo trovo, penso, me lo
compro. E poi lo metto in bella mostra sullo scaffale a fianco della traduzione
russa di Boccaccio per far sfoggio di una cultura che sono ben lontana dall’avere.
La traduzione russa di Boccaccio è in una bellissima edizione in due volumi,
ogni tanto la sfoglio, leggo il nome della traduttrice e mi dico che è
un'eroina del lavoro.
Mi dirigo in libreria. Ci trovo un simpatico giovane. È il commesso e sta
mangiando un panino alla mortadella mentre chiacchiera con un amico. Disturbo il suo
pranzo per chiedere il libro. Si scrolla le briciole dalla
maglietta e con piglio sicuro mi dice che gli sembra ne sia rimasta qualche copia (lo conosce!, lo
ammiro), si alza e si perde tra gli scaffali per due secondi. Io (benché
amante della mortadella), faccio in tempo a pensare: speriamo che non tocchi con
le mani bisunte il mio esemplare. Lui torna e dichiara che aggiungerà anche la
mia alle altre venti copie già in ordine. Strabuzzo gli occhi: caspita,
ho sottovalutato la gente di provincia. Salta fuori che sono uno dei rari
individui che non ha ancora letto Il
significato dell’amore di Solov’ëv.
Poi, vedendo che non si appunta niente, mi sorge il dubbio: mi ha presa per
una signora in attesa dell'ultimo best seller che parla in qualche modo dell’amore? Non mi
ha nemmeno ascoltata. Non so perché (luoghi comuni, credo) mi sento
irrimediabilmente di mezz’età.
Guardo il suo fetente panino e, per scaricare la rabbia, lo uso mentalmente
come un ombrello di Altan. Il sole finisce dietro una nube, c'è afa. Uscendo
sbatto contro un passante con la faccia corrucciata. L’equilibro tra me e il
mondo si è leggermente incrinato.
Per consolarmi penso che ho pur sempre la traduzione russa di Boccaccio. Per oggi, me lo faccio bastare. Compro un
gelato, mi siedo sui gradini e aspetto che la biblioteca riapra.
p.s.: la traduzione della mia edizione russa di Boccaccio è di Nina
Ljubimova
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