Dalla bella mostra che Bologna dedica alla famiglia Brueghel e ai capolavori
dell'arte fiamminga,* torno a casa con un particolare in tasca. L'ho trovato
nell'ultima sala, alla fine di un percorso che è stato un tuffo nel
meraviglioso. Sta nel quadretto sulla parete di sinistra, ad affiancare il più celebre
Danza nuziale all'aperto, ed è un
dipinto di Pieter Brueghel il Giovane: La
sposa di Pentecoste. In primo piano si sta preparando il corteo delle
contadinelle vestite a festa che accompagnano la ragazzina prescelta. Sono visetti tondi,
un po' caricaturali, come nello stile fiammingo. Li guardavo e pensavo al
pittore che girava per le sagre paesane in cerca di soggetti per i suoi
dipinti; passavo in rassegna insieme a lui la coppia di eleganti notabili, il
neonato piscione, i botoli festanti, le campagnole carnose, i villici
sbracati. E poi ho incontrato lei.
Piccola, che si copre la testa con il gonnellone, in mancanza di un più
consono scialle, e mette in mostra la sottanina lacera e la scarpa rattoppata e
scalcagnata di bambina più povera di tutte e senza nessuna speranza di essere
la protagonista della celebrazione; e
nondimeno per sempre perpetuata, priva di nome e di un vero volto, dallo sguardo dell'artista che, in un pomeriggio di sole autunnale, me l'ha
sparata in faccia e mi ci ha riempito gli occhi, epitome dell'iniquità
della vita, eppure dolce.
* Mostra Brueghel, I capolavori dell'arte fiamminga, Palazzo Albergati, Bologna, fino al 26 febbraio 2016
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