mercoledì 19 marzo 2014

Sul pezzo

Ho accolto con qualche brivido la vista della piazza Rossa piena di gente che cantava l'inno nazionale russo, felice di essersi riannessa la Crimea. Non entro nel merito delle ragioni di paesi che per motivi storici, politici, geografici ed economici sembrano destinati a scontrarsi, ma mi pare davvero che Putin riesca a tirar fuori dal suo popolo il peggio. E anche che conosca molto bene il suo popolo.
Ho letto, grazie a una laureanda di russo che me lo ha proposto, parte di un breve e  interessante  saggio di Svetlana Aleksievič.  Ne traduco, senza pretese, da un blog russo,  un piccolo stralcio.
«Dalle parti della piazza Rossa ho assistito a questa scena: due ragazzi reggevano un cartello: “Ehi tu, che passi per strada, quanti figli, fratelli, vicini sei pronto a veder morire perché  la Crimea faccia parte della Russia?” Davanti a me, quei ragazzi venivano chiamati fascisti, filoucraini, servi degli americani. Li coprivano di insulti.  Due anziane signore facevano il gesto di sputare nella loro direzione. Il loro cartello è stato ridotto in pezzi.  Dei tizi con giacconi di pelliccia aperti sul petto, da cui spuntavano grosse croci, hanno chiamato le guardie: “Portatevi questi imbecilli al comando, altrimenti li linciamo”. È arrivato un cellulare della polizia e li hanno portati via…. Putin ha puntato sui bassi istinti e ha vinto. Ma se anche domani  Putin non ci fosse più, chi ci proteggerà da noi stessi?»
Ne approfitto  per consigliare la lettura di qualche bel libro.
Il primo è lo strepitoso I racconti di Sebastopoli di Lev Tolstoj (trad. di V. Tomelleri) e gli altri sono della stessa Sveltana Aleksievič: Ragazzi di Zinco (trad. di S. Rapetti), o, per chi legge il russo, visto che non è ancora stato tradotto in italiano,  Vremja Second Hand.

I racconti di Sebastopoli

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