martedì 7 ottobre 2014

Arte e geloni (per una fenomenologia delle scarpe)



3 passeggiataPartendo per Mosca, quell'anno mi ero portata una serie incredibile di scarpe sbagliate. Un paio mi era stretto, un altro non teneva i piedi in caldo. Per fortuna, avevo delle décolleté nere di raso, il tacco alto e sottile e una leggera spruzzata di brillantini sulla punta. Come si capirà, non erano adatte a camminare per strada (l'inverno a Mosca arrivava presto e con lui la neve), in compenso, ogni volta che andavo a una festa, qualche signora russa me le voleva comprare. Dico questo perché volevo parlare della retrospettiva di Chagall a Palazzo Reale, che andrò a vedere con sicura emozione poiché lo trovo un artista straordinario (e abuso con piacere di questo aggettivo), e mentre stavo per parlarne, mi è tornata in mente la fila infinita che feci per vedere la mostra delle sue opere al museo Puškin nel 1987: era talmente lunga, avevo i piedi talmente gelati, che, arrivata all'interno della sala, non mi rimaneva quasi più energia per ammirare i quadri e  mi sarebbe tanto piaciuto essere una delle sue fidanzate fluttuanti, tenute per mano dallo sposo, lievi come un palloncino.

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