
Partendo per Mosca, quell'anno mi ero portata una serie incredibile di
scarpe sbagliate. Un paio mi era stretto, un altro non teneva i piedi in
caldo. Per fortuna, avevo delle décolleté nere di raso, il tacco alto e
sottile e una leggera spruzzata di brillantini sulla punta. Come si capirà, non
erano adatte a camminare per strada (l'inverno a Mosca arrivava presto e con
lui la neve), in compenso, ogni volta che andavo a una festa, qualche signora
russa me le voleva comprare. Dico questo perché volevo parlare della retrospettiva
di Chagall a Palazzo Reale, che andrò a vedere con sicura emozione poiché lo trovo un artista straordinario
(e abuso con piacere di questo aggettivo), e mentre stavo per parlarne, mi è
tornata in mente la fila infinita che feci per vedere la mostra delle sue
opere al museo Puškin nel 1987: era talmente lunga, avevo i piedi talmente
gelati, che, arrivata all'interno della sala, non mi rimaneva quasi più energia
per ammirare i quadri e mi sarebbe tanto
piaciuto essere una delle sue fidanzate fluttuanti, tenute per mano dallo
sposo, lievi come un palloncino.
Nessun commento:
Posta un commento