Cerco di spolverare i libri dell'ultima mensola d'angolo,
sopra la porta, spazio riservato a quei reietti che non uso più o non ho
mai usato. A Mosca, da studente, compravo qualsiasi dizionario mi capitasse per
le mani: costavano poco, erano ben fatti. Ho il dizionario latino-russo, un
volume della lingua russa del XVIII secolo (la lettera B), un paio di tomi
della lingua russa del XVI-XVII secolo, il dizionario russo-portoghese e quello
neogreco-russo (già più sensato: il greco moderno lo studiavo), nonché un volume
di un vocabolario bielorusso. Ne faccio una pila e li sposto in un canto, in
bilico, ma la pila è troppo precaria (come il lavoro del traduttore letterario)
e mi cade in testa. Sul naso mi arriva di spigolo un esemplare verde, con la
copertina in brossura. Non per questo fa meno male. Ci impiego qualche istante
prima di trovare divertente l'accaduto (il tempo che serve al naso per
assorbire il colpo, i minuti in cui penso che questi libri potrei buttarli
tutti, ma è un pensiero indegno). Poi raccolgo il colpevole. È rettangolare, tipo
ciclostile, non troppo fotogenico nella sua austerità. Me lo ricordo questo manuale e l'ho usato molto. È il Dizionario fraseologico di russo tecnico
di Canzio Vandelli. L'avevo avuto in dotazione dall'Italimpianti, quando facevo
l'interprete nel cantiere di Volžskij. Canzio Vandelli era stato
infatti il coordinatore dell'ufficio traduzioni dell'azienda. Era un
poliglotta, lo leggo in rete. Improvvisamente provo nostalgia. Sono gli scherzi
che fa il tempo che passa: mi viene tenerezza per la passione con cui studiavo,
leggevo, onnivora, tutto quel che trovavo. Sento una certa malinconia per le
pagine e pagine di russo tecnico che ho tradotto, per la burbanza con cui volgevo interi protocolli dall'italiano in russo, con la macchina da
scrivere. La botta sul naso deve avermi destabilizzato. Comunque sia,
trovo giusto rendere omaggio a Canzio Vandelli, che non ho mai conosciuto, per
avermi regalato questo sentimento incerto. Essendo lui stato anche scrittore,
non può non avere amato Gogol' e i suoi spettacolari racconti. Perciò mando il
mio naso in carrozza, a salutarlo senza rancore e con gratitudine dalla
Prospettiva Nevskij.
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