domenica 13 luglio 2014

Bentornato, Philip Marlowe!

A me piace l'hard-boiled. Mi piacciono Chandler e Hammett. Addio mia amata e L'uomo ombra, con quegli  incipit che ti buttano subito dentro la storia. E la descrizione dei vestiti eleganti e stropicciati degli investigatori e di quelli delle donne che incontrano, superfemminili. E la violenza estrema e il romanticismo inguaribile, e la solitudine come scelta di vita, e la trama perfetta, narrata al passato, così almeno sai che chi racconta è ancora vivo, magari più acciaccato dentro.
Per cui, quando ho visto che John Banville -  uno degli scrittori contemporanei che amo di più, di cui adoravo fare la revisione quando lo seguivo per Guanda, e che ogni tanto si traveste da Benjamin Black  per scrivere un libro giallo - ha resuscitato Marlowe e ha scritto una bellissima nuova indagine dell'investigatore, me la sono procurata e l'ho letta un po' di sera (con qualche sorso di gin fizz casalingo e ghiacciato, perché un cocktail con l'hard-boiled sposa bene) e l'ultima  parte in una sola notte tutto d'un fiato (per restare in metafora). Il romanzo s'intitola Una bionda dagli occhi neri,  è edito da Guanda e tradotto da Irene Abigail Piccinini. È un compagno divertente, intenso, duro, romantico, intelligente, è come una conversazione brillante, un abbraccio avvolgente, in poche parole: lo consiglio.
Se poi si volesse leggere Banville nei panni di Banville, non mi perderei Il mare,  Booker Prize 2005 (in italiano stesso editore, stesso traduttore;  oppure letto in originale, The Sea).  Sbrilluccicante.

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