...dal sedile posteriore, rivolto al paio di guanti scamosciati che reggeva il volante.
Cominciare il nuovo anno con l'incipit di un libro che piace (a me). Si
tratta di "La vita di sogno di Suchanov", di Olga Grushin, pubblicato
da Ponte alla Grazie nel 2006 e tradotto da Serena Prina. In Italia è ormai
fuori catalogo e, se non lo si trova in libreria, si compra in Internet. Io lo ordino e lo regalo a Natale a chi
mi regala un libro. L'ho trovato subito straordinario. È ambientato nella Mosca
di qualche anno fa ed è la storia del direttore di un'importante rivista d'arte
che, per una serie di fatti imprevedibili, incomincia a guardarsi dentro e
guardando bene bene prima va in crisi e poi ritrova se stesso. Mi è piaciuto
perché parla dell'ambiente dell'arte russa e di un'anima d'artista che nella
vita ha fatto scelte anche meschine. Parla, in maniera appropriata e
documentata, di cose di cui ho voglia di sentir parlare. Come dice la bandella
(pure lei ottima e aderente al contenuto), che uso perché non so trovare parole
migliori, racconta " la parabola struggente e poetica di un talento
vigliaccamente svenduto e coraggiosamente ritrovato".
Anatolij Pavlovič recupera il meglio di sé, o quel che di sé gli piaceva di
più, a 56 anni, "ridendo piano".
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