domenica 9 febbraio 2014

Reblogueando: Le parole hanno un peso.



Leggo una bella «microreplica » sul blog di Andrés Nueman. Si intitola Gramática y excremento. Parla del peso delle parole. Ne abbiamo di bellissime per definire gli individui, prima ancora che uomini, donne, migranti, prostitute. Ce n'é una poi che è meravigliosa: la parola «persona». Pare che il suo etimo si ricolleghi alla parola maschera, quella che indossavano gli attori. Dietro una maschera, in effetti, potresti essere qualsiasi cosa. È così bella che, se dovessi scegliere quale spedire su un’astronave che parte per altri mondi, metterei proprio quella.
Il link al post di Andrés è qui sotto, e poi c'è la mia traduzione, buttata giù di getto,  per trasmettere il senso.

http://andresneuman.blogspot.it/2014/02/gramatica-y-excremento.html

Si spogliano e si spalmano con i propri escrementi. Lo raccontavano un anno fa alla frontiera di Melilla. «Si tolgono i vestiti», spiegava la Guardia Civil, «e si cospargono con le loro feci per risultare ripugnanti». Ieri ne sono morti dieci, nel tentativo di raggiungere Ceuta. Si spogliano e si smerdano.» E annegano. Dico dieci anziché «una decina», espressione burocratica a cui ricorrono  di solito i media, perché i migranti non sono oggetti inanimati né una categoria intercambiabile, bensì individui irripetibili. Dieci persone, allora, e non una decina di migranti. La grammatica pubblica è un po’ troppo esitante con certe morti. Come se non sapessimo perfettamente che genere e che numero attribuire loro. Come se non fossimo in grado di coniugare le nostre norme con determinate realtà. Uno dei più importanti quotidiani spagnoli ha pubblicato questo titolo: «Una decina di migranti morti…» considerando così i deceduti dei migranti prima ancora che delle persone, facendo concordare decina con morti. Un altro quotidiano ha intitolato, più giustamente: «Otto persone muoiono…» Ma questa stessa notizia cominciava dicendo: «Otto persone di origine subsahariana sono morti affogati…» come se avessero sostituito all’ultimo momento migranti con persone, dimenticando di correggere la concordanza. Intanto, un’importante agenzia informava: «i deceduti sono morti affogati…», creando una strana ridondanza, come se temesse di non prendere la cosa abbastanza sul serio. La grammatica è una delle  manifestazioni della legge. E la legge, come si sa, non predica le stesse cose per tutti i soggetti. Dieci persone muoiono e dieci milioni guardano. Alcuni perdono la vita per avere gli stessi diritti che dall’altro lato delle palizzate vengono soffocati. Se quelle palizzate non sono l’apice della lotta di classe, una metafora spicciola e cruda delle asimmetrie della legge, mi chiedo  cosa cazzo intendiamo per legge e per metafora e per classe. Dieci persone morte. Ecco tutto. Ieri, nude e spalmate dei propri escrementi. Oggi, annegate davanti ai nostri occhi. Evidentemente gli escrementi sono i  loro e gli occhi sono i nostri.
(Post di Andrés Neuman, Traduzione di Silvia Sichel)

Nessun commento:

Posta un commento